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AmatriceLa nuova Amatrice non c'è ancora. Quattro anni dopo il sisma che rase al suolo il comune del Reatino, insieme ad Accumoli, che di quella terribile scossa fu l'epicentro, oltre a una larga parte delle loro frazioni, attende ancora la piena ricostruzione. I cantieri e le gru ci sono, i lavori vanno avanti, ma percorrendo le strade di montagna che attraversano il territorio colpito dalla scossa del 24 agosto 2016, e dalle migliaia che ne seguirono, si è ancora costretti a fare i conti con una ferita non rimarginata. Anche se non c'è più il grosso delle macerie, alcune frazioni, ormai disabitate, sono rimaste tali e quali. Come se il tempo si fosse fermato quella notte, a memoria del dolore e della vastità del danno inferto dal terremoto alle comunità dell'Alto Velino. Un processo lento, quello della ricostruzione, che sembra ripercorrere una storia già vissuta, a poca distanza dal Reatino, al di là delle montagne di confine, a L'Aquila. Per quanto riguarda la ricostruzione privata, ha spiegato nei giorni scorsi, parlando dello stato dell'arte, l'assessore regionale alle Politiche per la ricostruzione, Claudio Di Berardino, "una più significativa accelerazione la stiamo registrando negli ultimi mesi". Una spinta arrivata all'indomani di un'ordinanza del Commissario straordinario che nell'ultimo mese ha fatto registrare, solo nel comune di Amatrice, un incremento di circa 200 istanze di contributo (a copertura del 100% delle spese), a fronte delle circa 1.500 presentate in 4 anni. Stando ai dati della Regione Lazio, sono attualmente 550 i cantieri avviati per i quali sono stati concessi oltre 110 milioni di euro. ...continua a leggere "A 4 anni dal sisma Amatrice attende la ricostruzione"

Giulio RegeniDoveva essere il giorno della verità e, invece, si è trasformato nell’ennesimo oltraggio alla memoria. E’ avvenuto tutto questo, nella manciata di ore in cui i magistrati italiani, che indagano sul sequestro e l’uccisione di Giulio Regeni, il giovane ricercatore friulano trovato morto al Cairo nel gennaio del 2016, sono tornati a confrontarsi in videoconferenza – per la dodicesima volta -, con i loro omologhi egiziani. Così non è stato, perché il procuratore capo Michele Prestipino e il sostituto Sergio Colaiocco si sono trovati davanti il solito muro di gomma che da 4 anni e mezzo ostacola il corso della giustizia.
I pm di piazzale Clodio, come avevano già fatto a gennaio, hanno di nuovo sollecitato le autorità egiziane sull’urgenza di ottenere un “riscontro concreto”, e in tempi brevi, alla rogatoria avanzata 14 mesi fa. Mentre il procuratore generale egiziano, Hamada El-Sawy, ha fatto sapere la Procura di Roma al termine del colloquio, si è limitato ad assicurare “che, sulla base del principio di reciprocità, le richieste avanzate dalla procura di Roma sono allo studio per la formulazione delle relative risposte alla luce della legislazione egiziana vigente”. Nulla di più. E, soprattutto, dalla videoconferenza non è arrivata alcuna risposta alle domande – almeno due – su cui i nostri inquirenti continuano a battere. ...continua a leggere "Su Regeni nessuna verità dal Cairo. I magistrati egiziani fanno domande anziché dare risposte"

Primo Di Nicola“Dopo 40 anni siamo nelle condizioni di raccontare tutte le verità. Conte agisca reclamandole. Quella notte ci fu quasi una battaglia aerea. Lo dicono le inchieste e i tracciati radar. è arrivato il momento di un’azione decisa, affinché Francia, Stati Uniti, Libia e Nato rispondano, per intero, alle domande poste dai nostri magistrati”. Il senatore M5S, Primo Di Nicola, in questi giorni con determinazione al fianco dei familiari delle vittime del volo Itavia 870, sostiene che a 40 anni dalla strage di Ustica è arrivato decisamente il momento di aprire tutti i cassetti.

Senatore, sono passati quattro decenni da quel 27 giugno e non siamo ancora arrivati alla verità su quanto accadde al nostro Dc9?
“E temo che non ci arriveremo se le istituzione italiane, dal governo al Parlamento, non decideranno veramente di andare al cuore della verità della tragedia di Ustica aprendo tutti i cassetti e recuperando tutti i documenti sparsi, e magari occultati, nelle varie amministrazioni. E se il governo non reclamerà, con forza, dai Paesi alleati coinvolti in questa tragedia tutta la documentazione e le prove di cui ha bisogno la nostra magistratura”. ...continua a leggere "Quarant’anni di verità negate. Parla il senatore Di Nicola: Ora aprire tutti i cassetti su Ustica"

NbcSopravvivere alla pandemia del Coronavirus o portare soccorso a una popolazione assediata da Ebola? Oppure resistere a un attacco nucleare? O sgominare terroristi che usano armi batteriologiche o chimiche? A Rieti c'è una cittadella in cui esorcizzare con i fatti e non solo con le preghiere le nostre peggiori paure e dove ogni giorno avvengono operazioni, ad esempio, di trasporto in biocontenimento di contagiati. E' un capoluogo vero, in scala 1/1 compresa una stazione ferroviaria e una della metro e persino un intricato sistema fognario sotterraneo, ad altissima specializzazione: si chiama Nubich (Nucleare, biologico, chimico), è scritto anche sul cartello stradale. Qui ormai da 20 anni si impara a muoversi in scenari che purtroppo sono divenuti reali in tutto il mondo con la diffusione del Covid-19 In Europa è l'unica base di queste dimensioni, ma non è solo dall'Europa che forze armate e associazioni civili vengono a Rieti ad addestrarsi per fronteggiare i peggiori scenari. Una struttura che in questi mesi terribili ha fornito aiuto e know how, ma in maniera discreta.
Qui sono in servizio i professionisti della Scuola interforze per i quali tute, guanti e maschere ad alta protezione sono pane quotidiano. Le indossano decine di volte, ogni anno, addestrandosi a difendere e ad attaccare in ambienti ostili, non solo in caso di potenziali minacce e nemici tradizionali ma, anche, per il rischio legato all’impiego - offensivo - di agenti nucleari, biologici, radiologici e chimici. ...continua a leggere "Dal coronavirus a un attacco nucleare, biologico o chimico: così si impara a sopravvivere a Nubich"