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La verità sulla strage di Ustica, 42 anni dopo, ancora non c’è. È inutile girarci intorno, nonostante le inchieste (una delle quali ancora in corso a Roma), i processi e le mille tesi – dal missile francese, alla bomba, alla near collision -, cosa causò, il 27 giugno 1980, la morte dei 77 passeggeri e dei 4 membri dell’equipaggio del volo Itavia 870, diretto da Bologna a Palermo, è ancora avvolto nelle nebbie.
Mancano ancora molti pezzi del puzzle per mettere la parola fine in fondo a uno dei capitoli più bui della nostra storia. Conosciamo lo scenario, i Paesi che quella notte di pace avevano in volo aerei da guerra (Stati Uniti, Francia e Nato sicuramente), ma non chi causò la perdita del Dc9. Sappiamo, perché lo dicono le tracce radar della nostra Difesa aerea, che la parte finale della rotta del volo Itavia fu sicuramente interessata e disturbata da traffico militare. Il Dc9 doveva essere solo, ma così non era.
In compenso è di poche ore fa la notizia che dentro l’ultimo malloppo di carte, un tempo segrete e dalla scorsa settimana di libera consultazione all’Archivio di Stato di Roma, non c’è nulla di utile per arrivare alla verità sulla strage di Ustica. E a dirlo non sono gli studiosi e neanche i politici, è la stessa Procura di Roma che ha potuto valutarle come tali, senza gli omissis che le coprivano da anni. ...continua a leggere "Nuove carte top secret su Ustica. La bomba di Giovanardi era una balla"

Primo Di Nicola“Dopo 40 anni siamo nelle condizioni di raccontare tutte le verità. Conte agisca reclamandole. Quella notte ci fu quasi una battaglia aerea. Lo dicono le inchieste e i tracciati radar. è arrivato il momento di un’azione decisa, affinché Francia, Stati Uniti, Libia e Nato rispondano, per intero, alle domande poste dai nostri magistrati”. Il senatore M5S, Primo Di Nicola, in questi giorni con determinazione al fianco dei familiari delle vittime del volo Itavia 870, sostiene che a 40 anni dalla strage di Ustica è arrivato decisamente il momento di aprire tutti i cassetti.

Senatore, sono passati quattro decenni da quel 27 giugno e non siamo ancora arrivati alla verità su quanto accadde al nostro Dc9?
“E temo che non ci arriveremo se le istituzione italiane, dal governo al Parlamento, non decideranno veramente di andare al cuore della verità della tragedia di Ustica aprendo tutti i cassetti e recuperando tutti i documenti sparsi, e magari occultati, nelle varie amministrazioni. E se il governo non reclamerà, con forza, dai Paesi alleati coinvolti in questa tragedia tutta la documentazione e le prove di cui ha bisogno la nostra magistratura”. ...continua a leggere "Quarant’anni di verità negate. Parla il senatore Di Nicola: Ora aprire tutti i cassetti su Ustica"

Oltre 330 milioni di euro. Ammonta a tanto il risarcimento, stabilito il 22 aprile da una sentenza della Corte d’Appello di Roma, che lo Stato dovrà pagare alla compagnia aerea Itavia (oggi in amministrazione straordinaria) proprietaria del Dc-9 precitato il 27 giugno di 40 anni fa al largo dell’isola di Ustica, mentre da Bologna andava a Palermo (81 le vittime tra passeggeri e membri dell’equipaggio). Secondo i giudici del tribunale civile di Roma, chiamati a quantificare il danno dalla Cassazione, i ministeri della Difesa e dei Trasporti dovranno risarcire anche il danno aggiuntivo subito dalla compagnia calabrese che, subito dopo il disastro – che fu causato, con ogni probabilità, da un missile che colpì per errore l’aereo civile italiano – perse le concessioni e nel giro di qualche mese fu costretta a dichiarare il fallimento.
Nel 2018 la Cassazione aveva dichiarato inammissibile il ricorso con il quale i due dicasteri avevano contestato di essere responsabili della caduta del Dc-9 – per “omessa attività di controllo e sorveglianza della complessa e pericolosa situazione venutasi a creare nei cieli di Ustica” – nell’ambito della causa civile intentata, anni prima, dai commissari straordinari delle Aerolinee Itavia Spa e dagli eredi del patron della compagnia, Aldo Davanzali. ...continua a leggere "Maxi risarcimento per l’Itavia. Lo Stato dovrà pagare alla compagnia 330 milioni"

“Su quel volo, insieme a mio padre, dovevo esserci anche io, avevo già il biglietto in tasca. Poi un impegno improvviso nell’azienda di famiglia, dove finita la scuola davo una mano, mi trattenne e non andai. Era la seconda volta che papà volava per lavoro. Quel giorno per me rappresenta la data di una strage. Non è stata una casualità, hanno voluto creare un danno. La verità la sappiamo, basterebbe poco, ovvero la volontà di andare a chiederla. Perché in qualche cassetto c’è”.
Stefano Filippi, 55 anni, parla di quella notte, tra il 27 e il 28 giugno 1980, e ripete le stesse parole pronunciate nell’aula bunker di Rebibbia, il 16 gennaio 2001, davanti alla Corte d’Assise di Roma dove si stava celebrando un processo storico, quello per i depistaggi della strage di Ustica. Il dibattimento era iniziato da pochi mesi e dinanzi a giudici e cronisti sfilavano imputati e testimoni. L’aria era carica di aspettative, perché quel processo arrivava esattamente vent’anni dopo la notte in cui il Dc9 della compagnia Itavia, mentre era in volo da Bologna a Palermo, con a bordo 77 passeggeri e 4 membri dell’equipaggio, era improvvisamente piombato nella fossa più profonda del Tirreno (una strage silenziosa alla quale abbiamo dedicato il servizio che potete rivedere sopra).
Stefano, oggi vicepresidente dell’associazione dei familiari delle vittime, all’epoca della strage aveva 16 anni. ...continua a leggere "Strage di Ustica: quella battaglia nei cieli nascosta dallo Stato"