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anemoneQualcuno voleva morto il costruttore Diego Anemone, il principale protagonista delle inchieste sui grandi appalti, dai Mondiali di nuoto al G8 a La Maddalena, che ristrutturò il quartier generale dell’Aisi a Roma? Proprio la stessa agenzia di intelligence che con un’informativa top secret alla direzione della Casa circondariale di Rieti, dove il costruttore era detenuto tra febbraio e maggio del 2010, riferì dell’esistenza di un piano che puntava ad eliminarlo. I Servizi informarono il direttore dell’istituto che la vita dell’imprenditore poteva essere a rischio, non all’esterno, cioè dal momento in cui fosse stato rimesso in libertà, bensì proprio tra le mura del carcere. La polizia penitenziaria da quel momento in poi sorvegliò a vista la sua cella e non lasciò mai solo Anemone, neanche durante le ore che il costruttore trascorreva negli spazi comuni insieme agli altri detenuti. A un ristretto numero di agenti di custodia fu assegnato l’incarico di sorvegliarlo, anche di notte, fino al giorno della sua scarcerazione, il 9 maggio 2010. La segnalazione giunta alla direzione del carcere – secondo quanto ha appreso Il Punto – era sintetica, solo poche righe nel gergo dell’intelligence per riferire che il Servizio segreto civile aveva appreso, da fonti ovviamente non specificate, che la vita del maggiore indagato delle inchieste sulle cricche era seriamente in pericolo. ...continua a leggere "Volevano uccidere Anemone?"

E' la versione dei fatti che mancava e che tutti attendevano, a undici anni dalla notte della scuola Diaz (22 luglio 2001), dal G8 di Genova e a poche settimane dalla sentenza definitiva che ha indelebilmente segnato le carriere di alcuni tra i più importanti investigatori italiani. E la sua versione, Vincenzo Canterini, nel 2001 a capo del VII Nucleo antisommossa del Reparto mobile di Roma, oggi ex funzionario della Polizia di Stato in pensione, l’ha affidata a due penne de Il Giornale, Gian Marco Chiocci e Simone Di Meo. Un racconto sofferto, il suo, quasi quanto lo è stato mettere piede in quella scuola, diventata il teatro del massacro che la storia del Terzo millennio ricorderà nelle sue pagine. Dalla testimonianza di Canterini, condannato definitivamente a tre anni e tre mesi per falso, proprio per quanto avvenne in quella notte, ne è nato un libro finito sugli scaffali in questi giorni: Diaz, dalla gloria alla gogna del G8 di Genova (Imprimatur Aliberti, 164 pp. 13 euro). Un saggio molto informato che contiene un’analisi che non mancherà di suscitare interesse, vista l’attualità del tema. Canterini, che in quella scuola arrivò al comando di un gruppo di agenti reduci da giornate di fuoco e da scontri di piazza du- rissimi, ripercorre quelle ore con sorprendente lucidità. E di notizie, tra le pagine dell’ interessante pamphlet di Chiocci e Di Meo, ce ne sono molte, alcune ancora inedite a distanza di undici anni. Il lettore ha dinanzi a sé una sequenza interminabile d’immagini, da quando il primo blindato della Celere abbatté il cancello della scuola, fino a quando l’alto dirigente si ritrovò, insieme ai suoi uomini, a soccorrere gli inermi manifestanti che qualcuno, più in alto, aveva frettolosamente definito «terroristi». Il saggio dei due cronisti de Il Giornale prova a illuminare le zone ancora in ombra dell’affaire Diaz, e il risultato è una ricostruzione che va oltre le manganellate di quella notte, le teste spaccate e le carriere interrotte. ...continua a leggere "Diaz, la versione del super poliziotto"