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InpsCosa sia davvero accaduto lo accerteranno gli investigatori del Cnaipic, gli specialisti anti hacker del Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche della Polizia di Stato. Ma di certo, quella di ieri, sarà ricordata come una delle giornate peggiori per l’Inps. Doveva essere il click day per ottenere il bonus da 600 euro previsto dal decreto Cura Italia e destinato ai lavoratori autonomi e, invece, si è trasformato, soprattutto per gli utenti, in un vero e proprio incubo.
Il sito dell’Istituto di previdenza è andato in tilt – anzi “giù” come dicono i tecnici – forse a causa di un eccessivo numero di richieste, ma, oltre a questa circostanza, fisiologica, c’è anche il fondato sospetto che i server dell’Inps abbiano subito un pesante attacco hacker. A spiegarlo è stato il numero uno dell’Istituto, Pasquale Tridico, che, al termine di una giornata infernale, ha detto a Rainews24 che il portale, rimasto irraggiungibile per ore e ripristinato solo in parte dopo le 17 di ieri, è andato in tilt per le troppe domande arrivate, in poco tempo, e per una “intromissione esterna di sciacallaggio”. Il presidente dell’Inps, tuttavia, assicura che “i sistemi informatici hanno retto e continuano a reggere. Sono sicuri”. ...continua a leggere "Non bastava il Coronavirus, ora dilaga pure l’epidemia cibernetica. Sotto attacco il sito dell’Inps"

Cyber SecurityLa bagarre sul nome di Marco Carrai, che negli ambienti della sicurezza informatica e dell’intelligence non è considerato uno qualunque, sta rischiando di far passare in secondo piano il valore del progetto che ha in mente il governo Renzi. L’Italia, infatti, è uno dei pochi paesi occidentali che non ha ancora scelto di mettersi al passo con i tempi in materia di sicurezza del cyberspazio. Lo sta facendo negli ultimi anni, con grande ritardo ed esponendosi a continui richiami anche da parte dell’Ue, ponendo le basi normative e adeguando i suoi apparati di sicurezza, ma non ha ancora creato un’agenzia per la cybersecurity.
E’ scontato ripetere quanto la difesa del cyberspazio sia una priorità strategica per la sicurezza nazionale, un aspetto che coinvolge tutto il Paese, le infrastrutture sensibili, le aziende e i cittadini. Non a caso le grandi intelligence, sia governative che private, stanno potenziando questo settore e la propria capacità di difesa dei confini “virtuali”, schierando sul campo super esperti di informatica al posto della fanteria e avviando partnership con le grandi aziende e le università. Le organizzazioni criminali e terroristiche non sono da meno e possono contare su enormi risorse finanziarie e know-how adeguato.
Il cyberspazio, perciò, è un vero e proprio campo di battaglia. Secondo il rapporto Clusit 2015, gli attacchi informatici causano alle sole aziende italiane danni per 9 miliardi di euro l’anno. E si pensi a quali rischi è esposta la rete, in ogni momento, e a quale scenario potremmo assistere nel caso in cui un’organizzazione terroristica attaccasse le principali infrastrutture informatiche del nostro Paese. ...continua a leggere "La difesa del cyberspazio è fondamentale per la sicurezza del Paese"

Cyber Security“Il principale campo di sfida per l'intelligence del terzo millennio è la cybersecurity”. Parola del numero uno dei Servizi segreti italiani, Gianni De Gennaro. Il direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza ha citato la nuova minaccia nella sua recente lectio magistralis su “Intelligence strategica e sicurezza nazionale” intervenendo all’inaugurazione del master sulle stesse tematiche della Link Campus University of Malta. È proprio sulla lotta al crimine informatico, infatti, che si confronteranno nei prossimi decenni gli organismi informativi delle nazioni più sviluppate, perché “la cybersecurity - ha aggiunto l’ex capo della polizia - avrà la stessa valenza della difesa dal nucleare se si considerano i danni incalcolabili di un attacco informatico su larga scala”.
Dietro questa minaccia per la sicurezza nazionale, reale a giudicare dal peso delle parole del prefetto De Gennaro, si nasconde sì l’azione della grande criminalità, attraverso i “cracker” (gli “hacker” cattivi), ma anche due fenomeni ormai diffusi ma ancora troppo sottovalutati dagli utenti della rete: lo spamming e il phishing. Spam è ormai una parola familiare a chiunque abbia a che fare con una posta elettronica, meglio se inondata da false e-mail di banche e da offerte di acquisto di Viagra e Cialis. Un termine che arriva da lontano e che trae origine da uno sketch comico, andato in onda sulla Bbc negli anni Settanta, ambientato in un ristorante nel quale ogni pietanza offerta era a base di un solo tipo di carne in scatola che si chiamava “spam”. Il phishing, invece, è un danno collaterale, che spesso colpisce insieme o subito dopo lo spam, e si manifesta con lo “spillaggio” di dati sensibili (conto corrente, numero di carta di credito, password), l'accesso fraudolento a informazioni personali e il furto di identità.
L’azione di spamming oggi è rappresentata dall’invio di grandi quantità di messaggi indesiderati attraverso la posta elettronica. Si calcola che ogni giorno la grande rete sia attraversata da oltre 180 miliardi di messaggi di questo tipo, cioè oltre il 90 per cento del traffico complessivo di e-mail. Lo spam negli anni si è evoluto, da mera seccatura a minaccia globale, anche per l’ambiente, degna di attenzione da parte di tutti i Governi. Una tecnica ormai adottata abitualmente dalle grandi organizzazioni criminali che attraverso sistemi sempre più sofisticati e messaggi fittizi sottraggono - sfruttano anche le falle di applicazioni web e sistemi operativi - dati personali e finanziari traendone enormi ricavi. Tanti danari, a giudicare dalla storia di un giovanotto del North Carolina, Jeremy James: il primo a essere condannato per spamming (9 anni di carcere) dopo aver accumulato, proprio in questo modo, guadagni per 24 milioni di dollari.
"La sicurezza su Internet - spiega sulla rete Patrick Peterson, capo del settore ricerche sulla sicurezza di Cisco - è da tempo un nostro obiettivo poiché i criminali sviluppano sempre di più nuove modalità per violare le reti delle aziende con il fine di sottrarre dati personali preziosi. Ciò che più colpisce nelle nostre recenti ricerche è come questi criminali, oltre all'utilizzo delle loro competenze tecniche per invadere in modo esteso la rete senza essere scoperti, sappiano dimostrare una forte predisposizione per il business. In genere - prosegue Peterson - collaborano gli uni con gli altri, scavalcando ogni timore e interesse individuale e utilizzando spesso strumenti internet legali, come motori di ricerca e software as-a-service. Alcuni ricorrono ancora a metodi documentati la cui pericolosità negli ultimi anni è stata ridimensionata vista la diffusione di nuove strategie. Essendo i criminali così veloci a individuare la vulnerabilità delle reti e le debolezze del consumatore, le aziende - conclude l’esperto di Cisco - hanno bisogno di adottare soluzioni più avanzate per combattere il cybercrimine e mantenere alta l'attenzione sui vettori di attacco”.
Secondo Sophos, società leader nel settore della sicurezza informatica, gli Stati Uniti sono il paese che produce la maggior quantità di spam al mondo: il 15,6 per cento, cioè una e-mail spazzatura su sei. Nella classifica dei dodici che ne producono di più c’è anche l’Italia, al decimo posto con il 2,8. Si calcola, inoltre, che ogni giorno in rete vengono scoperte oltre 23mila nuove pagine web infette. Un altro aspetto è legato, poi, all’impatto ambientale. Per Mcafee, leader mondiale nel mercato degli antivirus, l'energia globale annuale utilizzata per trasmettere, immagazzinare e filtrare lo spam equivale all'elettricità utilizzata in 2,4 milioni di abitazioni (33 miliardi di kilowattore). Lo spam, quindi, oltre a dimezzare la velocità di navigazione della rete Internet, contribuisce a danneggiare seriamente anche l'ambiente aumentando l'effetto serra con un’emissione media di anidrite carbonica, prodotta nel processo di visualizzazione e cancellazione dello spam, di 0,3 grammi per ogni messaggio.
“La questione dello spam - spiega a Il Punto, Fabio Ghioni, esperto in sicurezza informatica, autore del libro Hacker Republic (Sperling & Kupfer, 2009) - è molto più vasta e più pericolosa di quanto si creda. E non parlo solo dell'enorme giro di affari sporchi che si nasconde dietro questo fenomeno. Quando si riceve dello spam la prima cosa da sapere è che ognuno di questi messaggi contiene almeno un’immagine, magari invisibile, o un richiamo a una pagina web anche nascosto. Tramite il richiamo a un link esterno, il computer del destinatario si collega con l’indirizzo remoto che contiene l’immagine; in questo modo, lo spammer sa che l'indirizzo a cui ha inviato l'e-mail esistete e che dall'altra parte c'è qualcuno che legge la posta. L'indirizzo del destinatario - prosegue Ghioni - cambia di categoria e diventa un indirizzo attivo: a questo punto il malcapitato non si libererà più dalle e-mail indesiderate e continuerà a riceverne da indirizzi sempre diversi. E questa è solo la migliore delle ipotesi. La peggiore, e purtroppo non rara, è che lo spammer scarichi un codice che sfrutta una vulnerabilità del computer. Non parliamo poi del phishing: non si ripeterà mai abbastanza di non cliccare assolutamente su link contenuti in e-mail da indirizzi sconosciuti. Questi collegamenti portano solitamente a siti malevoli o a siti che chiederanno di inserire le proprie credenziali che una volta digitate, va da sé, daranno modo allo spammer di avere pieno controllo sia dell'identità della vittima che della rete a cui è collegata. È vero che molti tentativi di frode di questo tipo sono riconoscibilissimi: ad esempio se ti arriva una e-mail di una banca che non è la tua, è palese che si tratti di phishing. Per saperlo, però, devi essere già un utente navigato ma, ciononostante, - chiosa l’esperto - anche i più smaliziati possono cadere nel tranello”.

di Fabrizio Colarieti per Il Punto del 25 febbraio 2010 [pdf]