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Cesare BattistiQuanti sono, dove potrebbero essere e cosa sta facendo l’Antiterrorismo per assicurarli alla giustizia è da sempre un tabù ai piani alti del Viminale e del ministero della Giustizia. Prova ne è l’assenza dei loro nomi e dei loro curriculum criminali nella pagina Internet della Direzione centrale della polizia criminale dedicata ai latitanti di massima pericolosità. Non ci sono né i rossi, come l’ormai ex latitante Cesare Battisti, né i neri. In due parole, spiega una fonte qualificata della Polizia di Stato, non dare pubblicità all’elenco dei latitanti politici che dagli anni Settanta mancano ancora oggi all’appello “è una scelta operativa”.
Il numero di target ritenuti primari, su cui almeno due generazioni di investigatori si sono finora concentrate, sono circa 50. Sono tutti condannati in via definitiva, come lo era Battisti, per associazione sovversiva, banda armata, omicidio e strage. Almeno 30 di questi si trovano in Francia, il Paese che più di ogni altro – grazie alla cosiddetta dottrina Mitterrand – ha accolto chi aveva imbracciato un mitra per fare politica. Poi c’è Nicaragua, Brasile, Argentina, Cuba, Libia, Angola, Algeria e Svizzera.
Tra il 1978 e il 1982, gli anni in cui il terrorismo politico insanguinò il nostro Paese, circa 500 esponenti della sterminata galassia eversiva italiana (qualcosa come 92 sigle tra sinistra e destra) hanno scelto di sottrarsi alla giustizia rifugiandosi Oltralpe. ...continua a leggere "Non solo Battisti, altri 50 inafferrabili. Tra loro il compagno “Camillo”: sequestrò Moro, ora fa il pescatore in Nicaragua"

Alessio CasimirriIl governo intende porre fine alla trentennale latitanza di Alessio Casimirri, uno dei nove brigatisti che il 16 marzo 1978 partecipò al sequestro di Aldo Moro e alla mattanza di via Fani. La notizia è arrivata proprio mentre il capo dello Stato stava deponendo una corona nel giorno del ricordo della strage in cui persero la vita gli agenti della scorta di Aldo Moro.
Casimirri, nome di battaglia “Camillo”, insieme con Alvaro Lojacono è considerato l’ultimo “irriducibile” da catturare. Nel 1980 si è dissociato dalle Br, due anni dopo ha lasciato l’Italia prima verso la Francia, poi Cuba, Panama e infine il Nicaragua dove ha continuato per qualche anno la lotta armata unendosi al Fronte Sandinista di liberazione nazionale.
Nel 1985 è arrivata la condanna all’ergastolo per i fatti di via Fani, per lui, per la sua ex moglie, Rita Algranati, e per lo stesso Lojacono. Da allora Casimirri - che oggi ha 64 anni e non ha mai scontato un giorno di prigione - è considerato dalla giustizia italiana un latitante ricercato in ambito internazionale.
In Centro America Camillo si è costruito una nuova vita e si fa chiamare Guido Di Giambattista. Nel 1998 ha sposato una cittadina nicaraguense, Raquel Garcia Jarquin, da cui ha avuto due figli. Assieme ad alcuni italiani ha aperto il ristorante “Magica Roma” e ne gestisce un altro, a due passi dal mare, a Managua, “La cueva del Buzo” (il covo del sub).
Casimirri, dunque, è cittadino nicaraguense, gode di ottimi rapporti con i politici locali e in particolare con i vertici militari e della polizia. Rapporti che finora lo hanno tenuto ben protetto dalla possibile esecuzione degli ordini di cattura promossi, a più riprese, dalla magistratura italiana. ...continua a leggere "Alessio Casimirri, il mistero dell’ex Br latitante da 30 anni"