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casimirri alessioVentisette nomi. Tanti ne contiene l’ultimo elenco dei latitanti politici, di sinistra e di destra, su cui gli investigatori dell’Antiterrorismo e gli analisti dell’intelligence hanno concentrato le loro attenzioni. La conferma del numero esatto dei target ritenuti di “primario interesse” arriva da fonti del Dipartimento della pubblica sicurezza ed è stato aggiornato dopo la cattura di Cesare Battisti. Per ragioni investigative, tuttavia, la lista completa dei nomi dei most wanted, a differenza dei latitanti della criminalità organizzata rintracciabili sul sito del Viminale, al momento non è stata resa nota, eccetto quella dei ricercati “storici”, pubblicata oggi dal ministero della Giustizia. Di questi 27 latitanti, per i quali pendono pesanti condanne passate in giudicato da anni, 12 sono quelli che tuttora si nascondono in Francia. Il resto sono sparsi nei paesi centro e sud americani, Brasile, Nicaragua, come nel caso del Br Alessio Casimirri, Perù, ma anche in Giappone, Svizzera e in altri paesi europei come Spagna e Gran Bretagna. Nell’elenco pubblicato sul sito del ministero della Giustizia compaiono 17 nomi su 27. Tra questi c’è Claudio Lavazza, ex membro dei Proletari armati per il comunismo, coinvolto, insieme a Battisti, nell’omicidio del maresciallo della Polizia Penitenziaria Antonio Santoro. ...continua a leggere "Antiterrorismo e intelligence cercano 27 latitanti politici, 12 si nascondono in Francia"

Cesare BattistiQuanti sono, dove potrebbero essere e cosa sta facendo l’Antiterrorismo per assicurarli alla giustizia è da sempre un tabù ai piani alti del Viminale e del ministero della Giustizia. Prova ne è l’assenza dei loro nomi e dei loro curriculum criminali nella pagina Internet della Direzione centrale della polizia criminale dedicata ai latitanti di massima pericolosità. Non ci sono né i rossi, come l’ormai ex latitante Cesare Battisti, né i neri. In due parole, spiega una fonte qualificata della Polizia di Stato, non dare pubblicità all’elenco dei latitanti politici che dagli anni Settanta mancano ancora oggi all’appello “è una scelta operativa”.
Il numero di target ritenuti primari, su cui almeno due generazioni di investigatori si sono finora concentrate, sono circa 50. Sono tutti condannati in via definitiva, come lo era Battisti, per associazione sovversiva, banda armata, omicidio e strage. Almeno 30 di questi si trovano in Francia, il Paese che più di ogni altro – grazie alla cosiddetta dottrina Mitterrand – ha accolto chi aveva imbracciato un mitra per fare politica. Poi c’è Nicaragua, Brasile, Argentina, Cuba, Libia, Angola, Algeria e Svizzera.
Tra il 1978 e il 1982, gli anni in cui il terrorismo politico insanguinò il nostro Paese, circa 500 esponenti della sterminata galassia eversiva italiana (qualcosa come 92 sigle tra sinistra e destra) hanno scelto di sottrarsi alla giustizia rifugiandosi Oltralpe. ...continua a leggere "Non solo Battisti, altri 50 inafferrabili. Tra loro il compagno “Camillo”: sequestrò Moro, ora fa il pescatore in Nicaragua"

Pietro Forno“Non ho parole. Davvero non lo hanno arrestato? Hanno dato la notizia prima di andarlo a prendere, mi sembra il minimo che potesse accadere”. Pietro Forno, il giudice istruttore che negli anni di piombo chiuse il cerchio attorno ai Proletari armati per il comunismo (Pac), non sembra meravigliato dell’ennesima fuga di Cesare Battisti. Fu lui a farlo condannare all’ergastolo per aver assassinato, tra il 1978 e il 1979, quattro persone: una guardia carceraria di Udine, un gioielliere milanese, un macellaio di Mestre e un agente della Digos di Milano. Una condanna mai scontata, perché Battisti nel 1981 evase dal carcere di Frosinone e lasciò l’Italia. Da allora sono passati trentasette anni.
Procuratore è sorpreso che Battisti sia sfuggito di nuovo alla cattura?
“Assolutamente no. Quando fu arrestato alla frontiera con la Bolivia (nel 2017, ndr) dissi che per uno come Battisti non c’è il pericolo di fuga, bensì c’è la certezza della fuga. E’ di palmare evidenza che questa persona, nel momento in cui non è più protetta dal potere politico, scappa e trova un altro rifugio”.
E’ una sua capacità o ha ancora una solida rete di connivenze?
“Battisti è uno specialista. Direi che una persona più esperta di lui in evasioni e latitanze è difficile trovarla al mondo”. ...continua a leggere "La latitanza di Battisti favorita da Parigi. Difficile catturarlo in Brasile. Parla il magistrato che fece condannare l’ex Pac"

strasburgoGridava Allah Akbar, imbracciava un fucile automatico e mirava alla testa. E’ quello che si sa di Chérif Chekatt, il 29enne di origini nordafricane, nato e vissuto nel cuore dell’Europa, che martedì sera, prima di dileguarsi nel nulla, ha aperto il fuoco ai mercatini di Natale di Strasburgo uccidendo 3 persone (un turista thailandese, un francese e un turco) e ferendone altre 13. Tra loro un giornalista italiano che ora lotta tra la vita e la morte. Poi avrebbe preso un taxi e forse avrebbe lasciato il paese, diretto in Germania, senza passare per la sua abitazione, nel quartiere di Neudorf, vicino al centro di Strasburgo, dove solo poche ore prima la polizia lo aveva cercato, per l’ennesima volta, trovando al suo posto documenti, armi e munizioni. Chekatt era tutt’altro che sconosciuto alle autorità francesi, sia come criminale comune (è stato condannato 27 volte) sia come soggetto “radicalizzato”, cioè schedato con Fiche S, che nel gergo dell’antiterrorismo vuol dire pericoloso per la sicurezza nazionale. Il suo nome, fin dal 2016, era inserito nell’elenco Fsprt che scheda i soggetti radicalizzati e da tenere sotto stretta sorveglianza. Una scheggia impazzita che ha maturato odio per l’Occidente durante le detenzioni, molto prima di decidere di attaccare la Francia e l’Europa, portando a termine un’azione perfetta e meditata, nonostante il killer nella fuga sia rimasto ferito e sia più volte sfuggito per un soffio alla cattura. ...continua a leggere "Caccia all’uomo a Strasburgo. L’autore dell’attentato ai mercatini di Natale è ancora ricercato"