Vai al contenuto

Aldo Moro, tre nuove scoperte sull’omicidio

Aldo MoroSu nessuno dei reperti prelevati nel covo delle Brigate Rosse di via Gradoli 96 è stato trovato il dna di Aldo Moro, ma sono stati individuati quattro profili genetici, di cui due femminili, al momento non attribuibili. È quanto hanno scoperto i carabinieri del Ris di Roma nel corso degli accertamenti disposti dalla Commissione parlamentare d’inchiesta che a distanza di 37 anni è tornata a indagare sul sequestro e l’assassinio dell’ex presidente della Democrazia cristiana. Nuove prove, compreso un audio finora inedito con una diversa rivendicazione dell’esecuzione. Elementi che secondo la stessa Commissione potrebbero riscrivere una delle pagine più buie della storia repubblicana.
Il colonnello Luigi Ripani, comandante del Ris di Roma, nel corso della lunga audizione a Palazzo San Macuto ha spiegato: «Abbiamo trovato due profili maschili, ignoto A e Ignoto C e due profili femminili, Ignoto B e Ignoto D».
Nessuno è quello di Moro: «Confrontando i profili con quello dell'onorevole», ha aggiunto l’esperto dell’Arma, «è emerso che sono diversi. Questi profili ignoti potranno essere eventualmente confrontati con persone sospettate per vedere a chi appartengono».
Dunque comparando le nuove tracce emerse con quelle già note, e cioè appartenenti ai brigatisti che ufficialmente avevano utilizzato quel covo, potrebbe aprirsi un nuovo fronte investigativo che non è escluso porti all’identificazione di soggetti mai coinvolti nel sequestro.
Secondo il presidente della Commissione, Beppe Fioroni, quanto è stato scoperto analizzando i reperti sequestrati il 18 aprile 1978 nel covo di via Gradoli - che si scoprì essere ancora “caldo” e occupato, fino a poche ore prima dell’irruzione della polizia, dai brigatisti Mario Moretti e Barbara Balzerani - aggiunge «elementi di straordinaria novità».
Il materiale analizzato dal Ris è di varia natura, soprattutto cartaceo.
Ripani ha spiegato che sono stati selezionati solo alcuni degli oltre mille reperti sequestrati per sottoporli ad accertamenti di natura irripetibile.
Per esempio, gli esperti dell’Arma si sono concentrati sugli indumenti indossati da Moro quando fu ritrovato cadavere nel baule della Renault 4, in via Caetani, arrivando alla conclusione che l’onorevole non andò incontro a una morte immediata.
Le tracce dei quattro diversi profili genetici sono state isolate analizzando, per la prima volta, due spazzolini, un rasoio, alcune paia di scarpe e una pinzetta.
«Si tratta per lo più di dna da contatto, lasciato dal sudore», ha spiegato Ripani alla Commissione.
I Ris, sempre su incarico della Commissione Fioroni, hanno svolto accertamenti anche sulle 18 audiocassette trovate nei covi romani delle Brigate Rosse di via Gradoli, via Giulio Cesare e via Pesci.
Di particolare interesse quelle sequestrate il 29 maggio 1979 durante il blitz della polizia nell’appartamento in via Giulio Cesare 47 che consentì l’arresto della militante di Potere Operaio Giuliana Conforto e dei brigatisti Valerio Morucci e Adriana Faranda.
In una di queste è inciso un comunicato audio, il numero 13, mai riscontrato altrove. Si tratta di una rivendicazione dell'uccisione di Moro ancora inedita e diversa da quella diffusa dopo l'assassinio. Dalla trascrizione dell’audio, che dura di circa 40 secondi e somiglia a una telefonata di prova fatta da uno dei brigatisti con inflessione piemontese, emergono nuovi elementi e la certezza che Moro doveva essere giustiziato abbandonando il suo corpo non in via Caetani, dove fu trovato il 9 maggio 1978, ma al Forte di San Martino che si trova a Genova.
«Attenzione. Istanza numero 13 delle Brigate Rosse. Aldo Moro è stato giudicato dal tribunale del popolo. Questa mattina alle ore 12 è stato giustiziato. Potete trovare il suo corpo attorno al forte di San Martino. Fine messaggio».
I contenuti delle 18 cassette, ha spiegato alla Commissione il colonnello Ripani, sono stati analizzati attraverso sofisticati sistemi che hanno consentito di ripulire e separare le voci dai rumori riversandole su supporti informatici.
Si tratta di nastri in buono stato di conservazione, a parte qualche lacerazione, con registrazioni di brani musicali, di corsi di lingue, di brani di telefonate, di conversazioni e di interrogatori dove, tuttavia, non è mai presente la voce di Moro.
In uno degli audio analizzati dai Ris, secondo l’agenzia Adnkronos, ci sarebbe traccia anche di una misteriosa conversazione a due datata 2 novembre 1978 e incisa in uno dei nastri di via Giulio Cesare: da una parte una voce maschile, che vanta conoscenze al ministero dell'Interno, nella veste di interrogante, e dall'altra una giovane donna, nome in codice “Camillo”, che viene sentita «a sommarie informazioni» sull'ambiente dell'estrema sinistra dell'area genovese, al quale “Camillo” dice di aver fatto riferimento, parlando anche di un volantino da lei redatto.
La donna, da quello che si ascolta, si comporta come un pentito/confidente, rispondendo puntualmente alle domande e dando informazioni su alcuni personaggi su cui le vengono chieste notizie. Inoltre, durante il colloquio, “Camillo” è messa al corrente della registrazione in corso e le viene detto, anche se l’audio non è abbastanza chiaro, che il nastro «sarà ascoltato da persone legate al ministro/ministero degli Interni».

di Fabrizio Colarieti per Lettera43.it [link originale]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.