Vai al contenuto

Nel 2013 fu Edward Snowden, l’ex tecnico della National Security Agency, l’agenzia americana che si occupa della sorveglianza elettronica, divenuto famoso per le sue rivelazioni al Guardian sulle attività di spionaggio condotte da Stati Uniti e Gran Bretagna, a spiegare, nel dettaglio, quanto sia strategica per le intelligence occidentali la rete di cavi sottomarini che approda in Sicilia garantendo le comunicazioni tra Italia, Stati Uniti, Nord Africa e Medio Oriente. Ed è, soprattutto, anche per questo motivo che il governo considera strategica Telecom Italia Sparkle. L’80% del traffico voce e dati che dal Mediterraneo arriva in America, compresi i dati di Google, Facebook e presto anche di Amazon, transita per l’Italia, in larga parte in un’anonima palazzina di Mazara del Vallo, una delle 5 stazioni italiane gestite da Telecom Italia Sparkle dove approdano in tutto 21 cavi sottomarini. Il terminale più importante, già finito nello scandalo Datagate dopo le rivelazioni di Snowden, che parlò di intrusioni sistematiche in quei cavi da parte dell’intelligence inglese, è per l’appunto quello di Mazara del Vallo dove approdato, via mare, 10 cavi (qui la mappa). Dai file di Snowden emerse che l’intelligence di Londra aveva piazzato le proprie sonde, captando oltre 600 milioni di telefonate al giorno, su tre cavi: il SeaMeWe3, che approda a Mazara del Vallo, e il SeaMeWe4 e il Flag Europe-Asia che approdano a Palermo. ...continua a leggere "Perché Telecom Italia Sparkle è strategica? Chiedetelo a Edward Snowden"

intercettazioni«Non conosco Gennaro Mokbel. Ho letto il suo nome sui giornali e apprendere che due software per lo spionaggio elettronico, che ho personalmente ideato, tuttora in uso a procure e servizi segreti, impiegati anche per dare la caccia ai brigatisti che hanno ucciso D’Antona e Biagi, sarebbero finiti nelle sue mani mi lascia molto perplesso». Fabio Ghioni, l’hacker più famoso d’Italia, per via delle incursioni informatiche compiute quando era nella security di Telecom Italia, per le quali ha patteggiato una pena di tre anni e sei mesi, non usa mezzi termini commentando la notizia che la “Ikon Srl”, la software house di Garbagnate Milanese da lui stesso fondata nel 2000, dopo essere stata ceduta dopo sette anni alla “Digint Srl”, sarebbe finita, secondo gli inquirenti che indagano sul maxi riciclaggio targato Fastweb e Telecom Italia Sparkle, sotto il controllo del gruppo Mokbel. «È proprio così, non ho problemi a spiegarlo - afferma ancora Ghioni - le applicazioni che ho progettato e che “Ikon” ha venduto esclusivamente a enti governativi,come “IK webmail”, “IK spy”e altre sonde di intercettazione, utilizzabili in teoria solo dall’autorità giudiziaria, servivano a dare la caccia a terroristi e pedofili. Inorridisco pensando che uno come Mokbel, personaggio che conosco solo per aver letto le sue vicende sui quotidiani, che, tra l’altro, lo accreditano vicino a personaggi della banda della Magliana, abbia potuto godere delle funzionalità di questi delicati strumenti investigativi». I due software inventati da Ghioni erano delle versioni molto evolute di “cavalli di Troia” (in gergo trojan e spyware), utilizzati da procure e Servizi per spiare caselle di posta elettronica e pedinare computer in rete. Una decina di software “segugio”, altamente all’avanguardia, invisibili a qualunque tipo di antivirus, concepiti per annidarsi nei sistemi operativi e “sniffare”, in silenzio, dati e informazioni. «Quei software, per fare solo qualche esempio, - aggiunge Ghioni – sono stati utilizzati nelle indagini sulle nuove brigate rosse, sulle cellule islamiche e per combattere la pedopornografia e il traffico in rete di materiali coperti da copyright. Queste tecnologie in mano a persone senza scrupoli, che da quanto ho appreso non mi pare operino per conto delle autorità dello stato, sono armi che possono essere tranquillamente utilizzate per spiare chiunque e questo - chiosa l’hacker dello scandalo Telecom - è decisamente inquietante».

di Fabrizio Colarieti per Il Messaggero del 1 marzo 2010 [pdf]