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Che cosa è accaduto tra gennaio e ottobre 2016, cioè nel periodo trascorso tra il momento in cui una società privata scova in una mail indirizzata all’Enav un pericoloso malware e il momento in cui la Polizia postale blocca il colossale sistema di cyberspionaggio messo in piedi dai fratelli Giulio e Francesca Maria Occhionero?
È uno degli aspetti ancora poco chiari dell’inchiesta avviata dalla procura di Roma sul conto dei due spioni romani arrestati il 10 gennaio scorso. Per quanto se ne sa, pur comprendendo le esigenze investigative e i tempi di risposta in indagini tecniche così complesse, gli inquirenti avrebbero impiegato tutto questo tempo prima di bloccare l’attività illecita, con modalità che, tra l’altro, potrebbero aver messo seriamente a rischio l’indagine stessa. Circostanza, quest’ultima, che, addirittura, potrebbe avere legami diretti con la vicenda dell’allontanamento del direttore della Polizia postale Roberto Di Legami.
Dall’ordinanza di arresto dei fratelli Occhionero emerge che l’inchiesta è nata grazie agli accertamenti svolti da un soggetto privato, la società Mentat Solutions, che allertata da Enav Spa, scopre l’attività di spionaggio. Poi la palla passa nelle mani degli investigatori del Cnaipic della Polizia postale. Mentat Solutions è una società molto stimata che si occupa di sicurezza informatica. ...continua a leggere "Occhionero, spionaggio, arresti. I tempi dell’inchiesta e le domande senza risposta"

Ma come hanno fatto Giulio e Francesca Maria Occhionero, i due fratelli romani arrestati il 10 gennaio dalla Polizia con l’accusa di cyberspionaggio, ad ottenere le credenziali Apple Id dell’IPhone dell’ex premier Matteo Renzi se il malware impiegato – EyePyramid – è programmato per captare dati solo da dispositivi Windows?
Al momento nessuno è riuscito a dare una risposta precisa a questa domanda. Dalla lettura degli atti emersi fino a questo punto sembrerebbe un argomento non esplorato nemmeno dagli investigatori del Cnaipic che hanno ricevuto la delega dal pm Eugenio Albamonte. Ma gli interrogativi rimasti in sospeso, che circondano gli episodi di spionaggio elettronico contestati ai due fratelli, sono molti.
Una parte della storia è ancora custodita all’interno dei server che i due avevano noleggiato negli Stati Uniti. Lì dovrebbe nascondersi i dati “rubati”. È in corso una procedura di rogatoria internazionale che consentirà all’autorità giudiziaria italiana di agire con pieni poteri nei confronti delle società di hosting che, pochi giorni prima dell’arresto dei fratelli Occhionero, hanno ricevuto l’ordine dai “clienti” di scollegare quei server. Quando gli inquirenti, nel corso di una perquisizione dello scorso ottobre, hanno provato ad accedere a quel contenuto i due indagati si sono rifiutati di consegnare le password. In un caso proprio Francesca Maria Occhionero digitava deliberatamente delle password sbagliate provocando il blocco del sistema. ...continua a leggere "Occhionero ha davvero spiato l’Iphone di Renzi? Domande, risposte e dubbi"