RIETI - «Don Vergari non lo abbiamo visto, ma tornerà qui a dormire, nell’ex convento delle suore del Sacro Cuore». A Turania, piccolo comune dell’area del Turano, sono tutti sulle tracce di monsignor Piero Vergari. Ora che la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati, per concorso nel sequestro della 15enne Emanuela Orlandi, è ufficiale, la sua presenza è diventata ancora più ingombrante. «Non l’ho visto», conferma il sindaco, Antonio Di Maggio. «Va e viene, ma oggi la sua auto in piazza non c’è. Si chiude in casa, frequenta poco la nostra comunità, arriva quasi sempre di sera, da Roma». Dello stesso parere anche alcuni vicini, come il signor Lorenzo, suo dirimpettaio in piazza Umberto I: «Oggi qui non c’è e, che io sappia, non era qui neanche ieri. Forse, potrebbe rientrare in serata, ma non conosciamo i suoi spostamenti, anche perché con noi è molto schivo».
La vicenda. Prima che il nome del prelato, ex rettore della basilica romana di Sant’Apollinare, finisse suoi giornali - per la brutta storia del sequestro della 15enne, cittadina vaticana, Emanuela Orlandi (nel giugno 1983) e per la sepoltura, in una cripta di quella stessa basilica, del boss della Banda della Magliana, Enrico De Pedis - a Turania, don Vergari, era un’istituzione. Amato e stimato da tutti, a partire dalle suore del Sacro Cuore, che fin dal ’94, quando Vergari diventò parroco nell’alto Turano, gli avevano dato in uso l’ex asilo, una ventina di stanze, dove tuttora l’anziano sacerdote abita. Poi anche i rapporti con la comunità di Turania si sono raffreddati, nel 2000 è arrivato un altro parroco e le brutte notizie sul suo conto, e i paesani hanno iniziato a mostrargli molta indifferenza. «Se è vero quello che ha fatto - dice uno di loro a Il Messaggero - non lo vogliamo più vedere qui».
I misteri. Di storie, in paese, se ne raccontano tante, come quella, dai particolari poco edificanti, sui seminaristi che, negli anni, avrebbero frequentato la casa-convento del monsignore. La sua storia, da qualche anno, e un tutt’uno con il mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi, perché fu proprio lui a «raccomandare» all’ex Vicario del Papa, Ugo Poletti, la sepoltura del «benefattore» De Pedis a Sant’Apollinare. Vergari era il rettore di quella basilica e Renatino lo conobbe molto tempo prima, quando era detenuto nel carcere di Regina Coeli, di cui il curato era cappellano.
Scrisse a Poletti che il boss, coinvolto secondo gli inquirenti nel sequestro Orlandi, «faceva del bene ed era molto credente, aiutava i poveri, i sacerdoti e i seminaristi» e, quindi, meritava una degna sepoltura. Un killer, questo racconta la storia di De Pedis, che per la chiesa era un benefattore, tanto da guadagnarsi, secondo don Vergari, una tomba da vip. «Io non so niente delle sue vicende. La Chiesa non si pone domande», ribadì dalle pagine del suo sito (vergarimonspiero.com). La Chiesa non si pone domande, sarà pure così, ma la magistratura, dopo aver aperto e trasferito altrove la tomba di De Pedis, vuole vederci chiaro e lo ha indagato.
Fabrizio Colarieti - Il Messaggero, 20 maggio 2012 [link originale]