Vai al contenuto

Kim Jong-unGli ingredienti della perfetta spy story ci sono tutti. L’intricata vicenda della figlia dell’ex ambasciatore reggente della Corea del Nord a Roma, Jo Song-gil, prelevata nella Capitale “con la forza” da agenti segreti di Pyongyang per essere riportata nel suo Paese, ha le carte in regola per innescare un incidente diplomatico e politico. La 17enne, secondo l’ex numero due dell’ambasciata nordcoreana a Londra, Thae Yong-ho, dissidente come il padre della ragazza e rifugiatosi dal 2016 a Seul con la sua famiglia, sarebbe stata prelevata a Roma da un team di agenti speciali su ordine del dittatore Kim Jong-un poco prima di riunirsi con i suoi genitori che avevano già lasciato l’Italia.
L’azione, di cui non si conoscono altri dettagli, sarebbe avvenuta a novembre, cioè nei giorni in cui il padre della giovane liceale, che era in servizio alla missione diplomatica nordcoreana di Roma dal 2015, avrebbe disertato e chiesto asilo in un “imprecisato Paese occidentale”. Una scelta di cui si era già parlato, il 3 gennaio scorso, quando fonti citate dall’Ansa avevano riferito che in realtà il diplomatico non aveva lasciato l’Italia ma si era rivolto alle autorità di Roma per chiedere asilo e protezione. Della ragazza ora si sta occupando la Farnesina, la nostra Intelligence e il Copasir, anche se l’intera vicenda è trattata con molta cautela. ...continua a leggere "Il caso della studentessa nordcoreana rimpatriata con la forza a Pyongyang"

La rete informatica in uso al ministero della Giustizia, ma anche quelle di altre realtà pubbliche e private, ha subìto nei giorni scorsi un pesante attacco informatico che ha esposto i dati sensibili di oltre trentamila domini e mezzo milione di caselle di posta elettronica, di cui 98mila in uso ad enti pubblici. La conferma è arrivata da parte del vicedirettore generale per la cyber sicurezza del Dis, Roberto Baldoni. Il Dipartimento di Palazzo Chigi, che sovrintende all’attività delle agenzie di intelligence, ha confermato l’episodio, avvenuto tra il 10 e il 12 novembre, che ha imposto, per diverse ore, anche il blocco precauzionale delle caselle di posta elettronica certificata dei magistrati e delle attività telematiche di tutti i tribunali. Al momento la situazione “risulta sotto controllo”, hanno spiegato da Palazzo Chigi al termine del vertice tecnico convocato su disposizione del presidente del consiglio Giuseppe Conte, anche se non è ancora chiaro quale fosse l’obiettivo degli hacker. Non erano certamente italiani e, secondo quanto ha riferito Baldoni, avrebbero agito in modo “non estremamente raffinato”. Le prime avvisaglie di un possibile attacco - su cui ora indagano gli esperti della Polizia delle comunicazioni - c’erano state già il 10 novembre imponendo un congelamento precauzionale dei servizi che, tuttavia, non ha evitato la compromissione di oltre trentamila domini e di circa 500mila caselle di posta. ...continua a leggere "Italia sotto attacco hacker. A rischio più di 500mila email"

Parteciperà o non parteciperà? La presenza del maresciallo Khalifa Haftar, comandante della Cirenaica e capo dell’Esercito nazionale libico, alla conferenza sulla Libia promossa dal Governo italiano a Palermo, ha tenuto tutti con il fiato sospeso. E deve essere stata una mediazione complicata, quella avviata da giorni dagli emissari di Roma, visto che la presenza di Haftar a Villa Igiea è rimasta in dubbio fino al tardo pomeriggio di ieri quando il premier Giuseppe Conte, pur dichiarandosi ottimista, ha dato il via alla conferenza con l’incognita che il maresciallo avrebbe potuto disertare l’appuntamento. Del resto Haftar, se si vuole avviare un processo di stabilizzazione nel Paese africano, è un interlocutore indispensabile. Dunque il successo del vertice di Palermo era legato anche, e soprattutto, alla sua presenza. Alla fine Haftar ha accettato e l’Italia gli ha anche messo a disposizione un aereo per raggiungere Palermo. Dietro la mediazione che ha portato a questo risultato c’è il lavoro dei Servizi italiani. La scorsa settimana il capo dell’intelligence militare (Aise), Alberto Manenti, era volato a Mosca ad incontrare il maresciallo per facilitare la sua partecipazione. Non è un segreto, infatti, che Palazzo Chigi abbia congelato la nomina del nuovo direttore dell’Aise ...continua a leggere "Manenti, dall’ultima missione alla successione. Il capo del Servizio segreto militare chiude il suo mandato portando il maresciallo Haftar a Palermo"

Il tempo stringe. Ma sui nuovi vertici dei Servizi segreti tra M5S e Lega l’accordo ancora non c’è. Ciononostante il premier Giuseppe Conte sa bene che la matassa delle nomine dovrà essere sbrogliata a breve. La partita, di non facile soluzione, riguarda l’Aise, l’agenzia di intelligence nata dalle ceneri del Sismi, che si occupa di estero, e il Dis, il dipartimento delle informazioni per la sicurezza di Palazzo Chigi che sovrintende all’attività operativa della stessa Aise, ma anche dell’Aisi, l’agenzia per la sicurezza interna (ex Sisde). L’unica che manterrà inalterato il suo vertice, affidato al generale dei carabinieri, ex comandante del Ros, Mario Parente, riconfermato per due anni da Gentiloni. L’ultima parola spetta a Conte, avendo trattenuto la delega all’intelligence, ma per ora, tra Lega e M5S non c’è ancora accordo sui nomi destinati alle due principali poltrone. Quella di Alberto Manenti all’Aise e quella del prefetto Alessandro Pansa al Dis. Ma tra i due la vera spia che lascerà il campo, è Manenti, alla guida di Forte Braschi dal 2014. Il numero uno del controspionaggio ha 66 anni ed è una risorsa del servizio segreto militare dal 1972. Nato a Tarhuna, in Libia, Manenti è uno dei pochi agenti arrivati al vertice dell’Aise che parla arabo. Ben visto dalla Cia e dalle intelligence di molti Paesi caldi, ha traghettato le barbe finte di Forte Braschi dopo l’era Pollari e gli scandali che avevano fortemente minato la credibilità del Sismi (caso Abu Omar e scandalo dossieraggio Telecom). Pansa, 67 anni, già capo della Polizia, è arrivato al Dis nel 2016 prendendo il testimone da Giampiero Massolo. ...continua a leggere "Servizi segreti, si stringe sulle nomine ma tarda l’accordo Lega-M5S"