FABRIZIO COLARIETI

Strage di Ustica, la Corte d’Appello di Palermo conferma la condanna per lo Stato

Il Dc9 Itavia fu abbattuto da un missile e ci furono depistaggi, per questo lo Stato dovrà risarcire, e non per la prima volta, oltre 17 milioni di euro a 29 familiari delle vittime della strage di Ustica (27 giugno 1980, 81 morti). E' quanto ha stabilito, con una sentenza depositata ieri, la prima sezione civile della Corte di Appello di Palermo rigettando l'appello che l'Avvocatura dello Stato aveva presentato contro la sentenza di condanna emessa dal Tribunale civile di Palermo nel settembre 2011 (oltre 100 milioni di risarcimento per 81 familiari). Secondo la Corte del capoluogo siciliano, resta accertato il depistaggio delle indagini compiute all'indomani del disastro aereo. Il velivolo, che da Bologna andava a Palermo, con ogni probabilità fu abbattuto da un missile, ancora oggi non identificato, e a parere dei giudici civili i Ministeri della Difesa e dei Trasporti non assicurarono adeguate condizioni di sicurezza lungo l'aerovia percorsa dal volo Itavia per raggiungere Punta Raisi. Per i giudici palermitani è esclusa l'ipotesi alternativa della bomba collocata a bordo o di un cedimento strutturale, in linea, quindi, con lo scenario della battaglia aerea e dell'intrusione di velivoli non identificati nella rotta del Dc9 già tracciato dall'istruttoria conclusa nel '99 dal giudice Rosario Priore. La Corte di Appello ha dichiarato la prescrizione del risarcimento per 'depistaggio', ma ha confermato il risarcimento 'da fatto illecito' liquidando, complessivamente, in favore dei 29 familiari oltre 17 milioni e 400 mila euro di risarcimento. "Ancora una volta la magistratura ha fatto giustizia degli eventi accaduti quella tragica sera", commentano all'ANSA i legali dei familiari delle vittime, Daniele Osnato e Alfredo Galasso. "L'aereo Itavia - aggiungono - è stato abbattuto da un missile non identificato e i Ministeri dei Trasporti e della Difesa sono stati ritenuti colpevoli non solo di non avere garantito la sicurezza di quel volo civile ma di avere poi depistato le indagini. La Corte di Appello ha cancellato ogni contraria ipotesi, bomba o cedimento strutturale, ed è ormai assodato che quella notte nei cieli di Ustica avvenne una battaglia aerea". Secondo i legali, il DC9 e i suoi 81 tra passeggeri e membri dell'equipaggio rimasero vittima "dei giochi di guerra di un Paese che ancora adesso non può essere identificato grazie al segreto di Stato". "Segreto - proseguono Osnato e Galasso - che, nonostante la direttiva Renzi, è pervicacemente mantenuto. Nonostante le ragioni riconosciute ai parenti, la Corte di Appello ha ritenuto di dover ridimensionare i risarcimenti compensandoli con le eventuali indennità già ricevute. Questo consentirà allo Stato di ottenere un consistente, ed eticamente inaccettabile, sconto sulle somme che dovrà risarcire. Ma quello che è importante - concludono - è il riconoscimento dell'avvenuto depistaggio e delle conseguenti responsabilità nell'accaduto".

di Fabrizio Colarieti per Ansa

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