FABRIZIO COLARIETI

Terrorismo, massima allerta nella capitale: centinaia gli obiettivi sensibili, così è stata blindata Roma

VaticanoNon erano ancora trascorse ventiquattr’ore dagli attentati di Parigi quando, il 14 novembre scorso, il questore di Roma Nicolò D’Angelo ha messo la sua firma in calce all’ordinanza che ha intensificato le misure di sicurezza su tutta la capitale. Un provvedimento adottato subito dopo l’escalation della minaccia terroristica internazionale che ha reso “imprescindibile attivare con effetto immediato il massimo livello di allerta” per tutte le attività “di controllo e vigilanza preventiva”. La lista degli obiettivi sensibili da tutelare è lunga. Si va dalle sedi di governo a quelle vaticane, dalle chiese alle sinagoghe. Fino alle rappresentanze diplomatiche dei Paesi ritenuti più a rischio. Luoghi, principalmente, ma anche personalità. Tra le quali spiccano alcune delle massime autorità delle istituzioni politiche e bancarie dell’Unione europea. E perfino ex presidenti del Consiglio, ministri in carica e componenti di precedenti esecutivi. Con un dispiegamento di uomini e mezzi su vasta scala per sorvegliare una città che, con i suoi 1.287 chilometri quadrati e quasi tre milioni di residenti, è tra le più estese e popolose di tutta l’Unione europea. Con presidi molto spesso visibili, come nei casi delle postazioni fisse alle fermate delle metropolitane. O del tutto impercettibili, quando si tratta di svolgere attività informativa.
Trasmessa per competenza ai reparti e agli uffici della Polizia di Stato, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e del Corpo Forestale e, per conoscenza, ai ministeri dell’Interno, degli Esteri, della Difesa e della Giustizia, allo Stato Maggiore della Difesa, dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica, oltre che ai Vigili del fuoco e alla polizia locale di Roma Capitale, l’ordinanza – che il fattoquotidiano.it ha potuto visionare – detta misure (valide per il mese di novembre) in grado di “coprire con capillarità tutti gli ambiti territoriali maggiormente esposti a rischio”. Disponendo, “al fine di aumentare la percezione di sicurezza da parte della cittadinanza e di prevenire il compimento di azioni illecite”, che tutti i servizi di controllo siano “improntati a criteri di massima visibilità privilegiando l’impiego di personale in uniforme”. Fatta eccezione, come prescrive il provvedimento emanato dal questore in veste di massima autorità di pubblica sicurezza della provincia di Roma, per l’attività “informativa”,di intelligence, e “investigativa”. Sicurezza percepita, quindi, ma soprattutto sicurezza reale. Non a caso il provvedimento invita tutti i commissariati di polizia, sollecitando Carabinieri e Finanza a fare lo stesso, a rinviare tutte le “attività non urgenti” per dirottare il maggior numero possibile di uomini alle attività sul campo.
Anche perché gli obiettivi sensibili, già monitorati con attività di routine e che ora per effetto dell’accresciuta allerta terroristica necessitano di un livello maggiore di attenzione, sono centinaia. Da quelli istituzionali e di governo, alla Santa Sede, chiese e basiliche comprese. Dalle rappresentanze diplomatiche-consolari agli uffici commerciali e delle compagnie aeree francesi, statunitensi, britannici, israeliani e della stessa comunità ebraica. A cominciare dalle sinagoghe. Dalle sedi giudiziarie a quelle di partiti, sindacati, istituti bancari, quotidiani, emittenti radio-televisive nazionali e private, strutture di pubblica utilità, come quelle di produzione ed erogazione di servizi pubblici essenziali. “Adeguate misure di vigilanza e sicurezza”, specie negli orari in cui si concentra la massima concentrazione di persone e mezzi, sono inoltre disposte negli scali aerei ed aeroportuali; nelle stazioni ferroviarie; negli esercizi di autonoleggio; nelle autorimesse e nei depositi bagagli degli scali aerei e ferroviari; presso le linee e stazioni della metropolitana e degli autobus ed altre linee di trasporto urbano; ai caselli autostradali e agli autogrill; negli impianti sportivi, centri commerciali, supermercati, cinema, multisale, teatri e ristoranti. “Un’attenta attività di controllo e vigilanza” è, infine, richiesta nelle zone di interesse storico, artistico e culturale. Come ville e parchi archeologici; musei e complessi monumentali; e le altre località a maggiore vocazione turistica. Obiettivi che richiederanno, oltre alla normale attività di vigilanza, anche “periodiche e frequenti ispezioni e bonifiche” non solo “lungo i perimetri esterni” ma anche, se necessario, del “sottosuolo”. Oltre ad “accurati controlli” sui veicoli parcheggiati nell’area, nei cassonetti dell’immondizia e cestini gettarifiuti, che potrebbero nascondere ordigni esplosivi. Senza escludere, in caso di necessità, l’impiego di unità cinofile e squadre di artificieri. Uno sforzo non indifferente che gli elenchi dettagliati degli obiettivi sensibili da sorvegliare in carico alle diverse forze dell’ordine rendono ancora più evidente. Comprendono, per quelli che ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare, nomi, indirizzi, numero di uomini impiegati nel servizio e la relativa tipologia (postazioni fisse H 24 o passaggi periodici di pattuglie).
Per evidenti ragioni di sicurezza non ne divulghiamo il contenuto. Ma per avere un’idea dello sforzo al quale è chiamato l’apparato di sicurezza della capitale basta una rassegna degli obiettivi sensibili sotto protezione. Ci sono, innanzitutto, le sedi istituzionali di Camera, Senato, Quirinale, Unione Europea, ministeri, Banca d’Italia, sindacati, partiti, sedi giudiziarie e redazioni giornalistiche di agenzie, tv e quotidiani. Ma anche le abitazioni di ministri in carica, delle massime autorità politiche e bancarie dell’Ue, di ex premier e componenti di precedenti esecutivi. Non manca, ovviamente, neppure la lunga serie di obiettivi riconducibili a diversi Paesi stranieri. A cominciare dalla Francia con sedi diplomatiche e abitazioni private del personale, compagnie aeree, centri culturali, associazioni, istituzioni finanziarie e banche, scuole e chiese. Poi ci sono i siti “Israeliti”: tra gli obiettivi sorvegliati anche strutture sanitarie e associazioni religiose. E la comunità ebraica: monitorati templi, abitazioni private, strutture religiose, cimiteri, scuole, centri culturali e sedi della Comunità. Non poteva mancare, ovviamente, il Vaticano, tra basiliche, sedi della Cei e della stampa accreditata, uffici di Curia e Vicariato, scuole e accademie. Negli elenchi compaiono anche gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, Paesi minacciati direttamente dall’Isis. Quanto ai primi si sorvegliano compagnie aeree, sedi diplomatiche e relative abitazioni del personale, società, strutture militari, scuole e università, centri culturali, istituti bancari e finanziari, cimiteri e chiese. Per la seconda si vigila sulle solite sedi diplomatiche, società, scuole, università e accademie, compagnie aeree, chiese e cimiteri. Ma l’attenzione è massima anche sulle sedi e le abitazioni del personale diplomatico, i centri culturali e di culto di India, Egitto, Germania, Russia, Palestina, Fao, Belgio, Norvegia, Ucraina, Marocco, Kuwait, Giordania, Iran, Georgia, Libia, Australia, Afghanistan, Canada, Paesi Bassi, Iraq, Emirati Uniti, Messico, Irlanda e Spagna. Nell’ultimo fine settimana, inoltre, a quanto risulta al fattoquotidiano.it, sono state impartite disposizioni particolari per potenziare la vigilanza presso le sedi delle ambasciate di Francia e Belgio, alcune scuole straniere e in diverse zone della città come Piazza Barberini.
Ma non è tutto. Parallelamente il provvedimento del questore di Roma dispone “con effetto immediato l’intensificazione dell’azione preventiva, sviluppando al massimo i servizi informativi” da parte dei commissariati di Polizia d’intesa con la Digos. Insomma, un’attività di intelligence “rivolta sia nei confronti di singoli soggetti sospettati o ritenuti verosimilmente pericolosi per la circostanza”, che verso “gruppi capaci di creare potenziale disturbo o criticità di qualsiasi natura”. Un’azione concentrata in particolare “negli ambienti dell’immigrazione ove, anche in considerazione del perdurante flusso migratorio, potrebbero celarsi elementi capaci di creare turbative per l’ordine e la sicurezza pubblica”. Ma anche nei confronti degli ambienti estremistici vicini all’eversione terroristica, specie di matrice islamica, “nonché dei numerosi movimenti di contestazione e dell’area antagonista ed anarco-insurrezionalista, anche attraverso il monitoraggio telematico dei siti d’area”.

di Fabrizio Colarieti e Antonio Pitoni per ilfattoquotidiano.it [link originale]

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