Vai al contenuto

Aldo MoroSi tratta di dettagli nascosti, elementi rimasti sotto la superficie, solo in apparenza marginali, che sollevano nuovi interrogativi sul sequestro e sull'omicidio di Aldo Moro. E raccontano un’altra storia rispetto a quella narrata finora dai brigatisti, ma anche dai rappresentanti dello Stato.
Dare una risposta alle tante domande su quanto avvenne nel tempo trascorso tra la strage di via Fani del 16 marzo 1978, la prigionia nel covo di via Montalcini e il ritrovamento del corpo del presidente Moro, in via Caetani, il 9 maggio successivo, è l’obiettivo delle indagini che sta conducendo, da quasi due anni, la Commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da Beppe Fioroni.
Per cogliere quell’«evidenza invisibile», di cui aveva parlato Leonardo Sciascia già nell’agosto del 1978, Paolo Cucchiarelli, giornalista dell’Ansa, nel libro Morte di un presidente (Ponte alle Grazie), propone una minuziosa ricostruzione fondata sull’analisi dei tanti indizi materiali. Che Lettera43.it è in grado di anticipare.
Un lavoro che disegna una trama complessa, ma capace di demolire il castello di bugie e contraddizioni che negli anni ha reso impossibile l’accertamento della verità, fuori e dentro i tribunali.
Ciò che fino a oggi sembrava incomprensibile o caotico – le allusioni delle lettere di Moro dalla “prigione del popolo”, il comportamento paradossale dei suoi carcerieri, le oscillazioni dei politici, il coinvolgimento del Vaticano, della malavita organizzata, di Gladio, della P2, dei servizi segreti statunitensi, e soprattutto l’identità di chi uccise il presidente della Democrazia cristiana – appare così dotato di saldatura logica. ...continua a leggere "Moro, gli indizi che smontano il racconto delle Br"

ElettraHa lo stesso nome della nave-laboratorio su cui Guglielmo Marconi, dal 1922 in poi, effettuò i primi esperimenti di radiofonia in Nord America e in Atlantico. Oggi Elettra, ufficialmente classificata come unità destinata al supporto logistico e operativo, è il cuore tecnologico dell'intelligence della nostra Marina militare. In gergo è definita nave Elint-Sigint: si tratta di un'unità specializzata in electronic e signals intelligence, cioè lo spionaggio, e in alcuni casi anche nel disturbo di segnali radio con tecniche di guerra elettronica. Il suo motto, «Anima i silenzi aerei», più di ogni altra spiegazione lascia trapelare le finalità delle missioni spia che compie a supporto di altri mezzi, anche di terra.
Attualmente la nave pare sia molto impegnata nel Mediterraneo, di fronte alle coste africane, in attività di ricognizione, sorveglianza e analisi delle comunicazioni radio. Tuttavia, nonostante alcune interrogazioni parlamentari, l'unica missione della nave Elettra di cui si è avuta notizia, oltre il suo probabile impegno durante la crisi libica del 2011, risale al giugno del 2014, quando fu spedita dal governo Renzi nel Mar Nero a spiare le forze militari russe e soprattutto le milizie secessioniste filo russe attive nel bacino del Donec e nel Sud-Est dell'Ucraina. La notizia fu resa nota da analisidifesa.it e dall'agenzia di stampa russa Ria Novosti, sottolineando che la sua presenza davanti alle coste ucraine aveva irritato, e non poco, il Cremlino. ...continua a leggere "Elettra, la nave spia italiana avvolta nel mistero"

L'agenzia Ansa batte la notizia alle 13.59 del 9 maggio 1978. È un lancio molto scarno, solo cinque righe: «Un cadavere in una macchina è stato trovato in via Caetani, una traversa di via delle Botteghe Oscure. Sul posto si sono recati il questore di Roma e il capo della Digos Spinella. Al momento non si hanno altri particolari».
Ma il lancio, quello che cambierà il corso della storia d'Italia, arriva 5 minuti dopo, alle 14.04: «L'on. Moro sarebbe la persona trovata morta all'angolo di via delle Botteghe Oscure con via Caetani. Lo ha riferito un funzionario della Digos».
Sono passati 55 giorni dall'eccidio di Fani e dal sequestro del presidente della Democrazia cristiana. Il corpo di Aldo Moro, crivellato di colpi, con il viso coperto da una giacca blu e il resto da un plaid, viene trovato nel vano posteriore di una Renault 4 rossa targata Roma N57686. L'auto è parcheggiata in via Michelangelo Caetani, a due passi dalla sede del Pci di via delle Botteghe Oscure e a poca distanza da quella Dc di piazza del Gesù.
Ad avvisare la polizia, che il corpo di Moro è proprio lì, è una telefonata al professor Franco Tritto, un docente universitario che conosce bene Moro. La chiamata viene registrata alle 12.30 perché l'utenza di Tritto, come quelle di molti conoscenti del presidente della Dc, è sotto controllo.
Dall'altro capo dell'apparecchio c'è un uomo che si presenta come il dottor Niccolai, ma in realtà è il brigatista Valerio Morucci che chiama da una cabina telefonica della stazione Termini: «Lei deve comunicare alla famiglia che troveranno il corpo dell’onorevole Aldo Moro in via Caetani, che è la seconda traversa a destra di via delle Botteghe Oscure». ...continua a leggere "Moro, la cronaca del 9 maggio 1978 minuto per minuto"

marinai hediaLa storia della motonave Hedia Monrovia, 4.300 tonnellate di stazza, battente bandiera liberiana, può essere annoverata a tutti gli effetti tra i misteri d'Italia.
Perché ancora oggi di questa torbida vicenda se ne sa davvero poco. Affondò al largo delle coste della Tunisia il 14 marzo 1962 sul finire della guerra franco-algerina, portando con sé 20 vittime: 19 italiani e un gallese. Di loro non sappiamo più nulla da quel giorno.
La Hedia scomparve, inghiottita per sempre dal mare, mentre navigava vicino all’arcipelago di Galite. Era salpata, ai comandi di Federico Agostinelli, da Ravenna e lì doveva tornare dopo aver raggiunto la Spagna con uno scalo intermedio a Casablanca. Quello era anche il suo ultimo viaggio, perché l'armatore, la Compagnia Naviera General S.A. di Panama, aveva deciso di rottamarla. Era in mare dal 1915, prima ancora con il nome “Milly”, ma nonostante l'età aveva superato tutte le revisioni.
Perfetta anche la tabella di marcia. Il 5 marzo scaricò diverse tonnellate di concimi chimici nel porto valenciano di Burriana. Il giorno stesso salpò di nuovo alla volta del Marocco. Cinque giorni dopo era a Casablanca a caricare 4 mila tonnellate di fosfati destinati al porto di Venezia. Una improvvisa burrasca nel canale di Sicilia costrinse il comandante a cambiare rotta e la nave passò sicuramente per Gibilterra prima di scomparire, vicino La Galite, il 14 marzo.
Ora la storia rivive grazie a Diciannove più uno, lo spettacolo di teatro civile che la Compagnia Stabile Assai della casa di reclusione di Rebibbia porta in scena dal 10 al 13 maggio 2016 al Teatro Golden di Roma. Lo sforzo di trasformare in narrazione teatrale una storia vera e dolorosa, come una ferita che non si è mai rimarginata, lo hanno fatto i detenuti del carcere romano, nelle vesti di attori al fianco di Cosimo Rega, Orso d’Oro nel film dei fratelli Taviani Cesare deve morire, con l'aiuto dello scrittore Patrizio Pacioni e l'adattamento teatrale e la regia di Antonio Turco e Patrizia Spagnoli. In scena sono pronti ad andare anche le testimonianze di alcuni parenti dei marinai scomparsi con l'obiettivo di far parlare del caso della Hedia. ...continua a leggere "Motonave Hedia, mistero italiano che torna a galla"