Vai al contenuto

David RossiL'ex capo della comunicazione di Mps, David Rossi, volato da una finestra di Palazzo Salimbeni il 6 marzo 2013, secondo le conclusioni della maxi perizia ordinata dalla Commissione parlamentare d'inchiesta al Ris dei Carabinieri, si tolse la vita, lasciandosi cadere nel vuoto, ma gli interrogativi su quanto accadde quella sera a Siena restano ancora troppi.
Nel caso Rossi giocano un ruolo importante le immagini registrate dalle telecamere. La logica avrebbe voluto che fossero immediatamente acquisiti tutti i filmati registrati dalle telecamere posizionate lungo il perimetro di Palazzo Salimbeni e, in particolare, nel vicolo dove si è consumata la tragedia, ma questo non è stato fatto.
Esiste un solo filmato, ma, lo si scopre solo ora, all'inizio erano due. Uno - quello registrato dalla telecamera 6 - ritrae la parte finale della caduta di David Rossi, ma si interrompe diversi minuti prima dell’arrivo dei soccorsi. L'altro - registrato in questo caso dalla telecamera 8 -, invece, mostra due soggetti che 2 minuti dopo la caduta di Rossi escono da piazza dell'Abbadia, a due passi da vicolo di Monte Pio dove è stato poi trovato il corpo del dirigente di Mps. ...continua a leggere "Per i Ris David Rossi si suicidò. Ma un video è scomparso"

La verità sulla strage di Ustica, 42 anni dopo, ancora non c’è. È inutile girarci intorno, nonostante le inchieste (una delle quali ancora in corso a Roma), i processi e le mille tesi – dal missile francese, alla bomba, alla near collision -, cosa causò, il 27 giugno 1980, la morte dei 77 passeggeri e dei 4 membri dell’equipaggio del volo Itavia 870, diretto da Bologna a Palermo, è ancora avvolto nelle nebbie.
Mancano ancora molti pezzi del puzzle per mettere la parola fine in fondo a uno dei capitoli più bui della nostra storia. Conosciamo lo scenario, i Paesi che quella notte di pace avevano in volo aerei da guerra (Stati Uniti, Francia e Nato sicuramente), ma non chi causò la perdita del Dc9. Sappiamo, perché lo dicono le tracce radar della nostra Difesa aerea, che la parte finale della rotta del volo Itavia fu sicuramente interessata e disturbata da traffico militare. Il Dc9 doveva essere solo, ma così non era.
In compenso è di poche ore fa la notizia che dentro l’ultimo malloppo di carte, un tempo segrete e dalla scorsa settimana di libera consultazione all’Archivio di Stato di Roma, non c’è nulla di utile per arrivare alla verità sulla strage di Ustica. E a dirlo non sono gli studiosi e neanche i politici, è la stessa Procura di Roma che ha potuto valutarle come tali, senza gli omissis che le coprivano da anni. ...continua a leggere "Nuove carte top secret su Ustica. La bomba di Giovanardi era una balla"

Strage di Via d'AmelioLa Polizia sapeva. E l’accusa pesa come un macigno. Fin dal 1995 gli investigatori che indagavano sulla strage di via D’Amelio, in cui il 19 luglio 1992 fu ucciso il giudice Paolo Borsellino insieme ai cinque agenti della sua scorta, erano a conoscenza che quanto raccontato dal pentito Vincenzo Scarantino non corrispondeva alla verità. Dunque tutto quello che accadde negli anni successivi, condanne definitive comprese, fu viziato da quella falsa testimonianza. Un cumulo di menzogne, di fatto un vero e proprio depistaggio, che ha retto fino al 2007, quando il boss Gaspare Spatuzza ha cominciato a collaborare raccontando di essere stato lui a trasformare in autobomba la Fiat 126 utilizzata per compiere l’attentato. La storia della falsa collaborazione di Scarantino, che per la strage di via D’Amelio fu inizialmente condannato a 18 anni e poi scagionato, ora è oggetto di un processo, in corso a Caltanissetta e ormai arrivato alle battute finali. Vede imputati, per calunnia aggravata, tre poliziotti - Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei -, negli anni ‘90 investigatori di punta del pool che indagò sulla strage di Palermo. Secondo la Procura del capoluogo nisseno, Scarantino sarebbe stato indotto dagli investigatori che lo gestivano, guidati dall’allora capo del pool Arnaldo La Barbera, ad accusare della strage mafiosa persone innocenti. ...continua a leggere "La Barbera & C. dietro i depistaggi su Via d’Amelio"

I nostri Servizi avevano nel mirino due presunte spie russe attive in Italia ben prima che il caso Biot esplodesse. Dunque, quello che era sembrato un tradimento isolato di un ufficiale della nostra Marina, potrebbe celare uno scenario più complesso, con legami che arrivano fino ai giorni dell’invasione in Ucraina, passando per l’emergenza Covid. È quanto emerge dall’inchiesta che Daniele Autieri di Report ha dedicato, ieri sera, all’intricata faccenda dell’arresto di Walter Biot, il capitano di fregata in servizio allo Stato Maggiore della Difesa, accusato di aver venduto segreti Nato ai russi e oggi sotto processo. Ma, soprattutto, al ruolo di due presunte spie venute dal freddo, l’ex agente del Gru, Dmitri Ostroukhov e Aleksej Nemudrov, addetto navale dell’Ambasciata di Roma e responsabile della logistica della discussa missione sanitaria “Dalla Russia con amore” durante il lockdown. Da alcuni documenti contenuti nel fascicolo Biot, che Report ha potuto visionare, ma anche dal racconto di un testimone, emerge che l’Aisi, la nostra agenzia di intelligence interna, stesse sulle tracce dei due russi prima dell’arresto di Biot. Sicuro nel 2020, cioè quando il piccolo cimitero militare di Cormons, in provincia di Gorizia, dove sono sepolti un centinaio di soldati russi caduti durante la Prima Guerra Mondiale, diventa meta del pellegrinaggio di diplomatici di Mosca, tra cui anche Ostroukhov, l’uomo che il 30 marzo di un anno dopo verrà arrestato dal Ros insieme a Biot. ...continua a leggere "Spie russe in Italia. A caccia di prove dell’intesa Nato-Kiev"